Il pianeta-vino, un mondo da esplorare.
Il diario dei nostri viaggi, gli incontri con i produttori.
VIAGGI & INCONTRI
TACCUINO
ANGELO D'UVA 2007
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Il Molise da Roma sembra vicino. Sembra, appunto, ma non è così. Perché da Roma a Larino, dove si trova l'azienda D'Uva ci vogliono tra le 3 e le 4 ore di auto, sia che si vada per l'autostrada Roma-Pescara, scendendo lungo l'Adriatico fino a Termoli e rientrando per qualche chilometro all'interno (come fatto in andata), sia che si torni per Campobasso, Boiano e l'autostrada Roma-Napoli, come fatto al ritorno.
Sia però ben chiaro che il sacrificio è ampiamente ripagato dalla straordinaria miscela di professionalità, cordialità e tradizione che una famiglia come quella dei D'Uva sa offrire a chi va a conoscerla.
L'Agriturismo "I dolci grappoli" Ci accoglie Angelo, il timoniere dell'azienda, che però, nei suoi racconti, non può fare a meno di citare sempre e comunque suo padre Sebastiano, fedele compagno di mille battaglie, entusiasta almeno quanto il figlio, e attivissimo collaboratore e sostenitore delle spinte innovatrici che Angelo sta mettendo in atto. Per quanto la straordinaria umiltà e modestia di papà Sebastiano tenda ad apparire come una componente di secondo piano nel successo dell'azienda, si intuisce che in realtà ne è ingrediente fondamentale, senza la quale forse non si sarebbe raggiunto un simile risultato.
La coppia Angelo/Sebastiano è inscindibile. Sono insieme dappertutto, al Vinitaly come nei viaggi in Giappone (dove i D'Uva sono apprezzatissimi); in giacca e cravatta nelle occasioni "di prestigio" e sul campo, a potare le viti e a raccogliere l'uva, così come a costruire mattone su mattone, insieme agli altri manovali, la struttura che ospiterà la nuova cantina di prossima apertura, con annesso alloggio e aule didattiche, secondo i più aggiornati modelli agricoli.
La struttura attuale della cantina, affianca l'altro gioiello di famiglia, l'Agriturismo I dolci grappoli, gestito dalla sorella di Angelo, Teresa, che riversa la stessa passione degli altri, oltre che al vino, al mondo dell'olio, di cui è degustatrice professionista, e del quale (pure a eccellentissimi livelli) l'Azienda D'Uva è produttrice. Da queste parti la cultivar d'eccellenza è la Gentile di Larino, da cui si ricava un extra vergine dal fruttato di oliva verde con giusto equilibrio di amaro e piccante. E naturalmente anche Teresa non può fare a meno della collaborazione di mamma Rosa... Teresa nella cucina dell'Agriturismo
A dire il vero, l'Azienda Agricola D'Uva è nata negli anni '40, quando il nonno di Angelo è giunto in Molise come mezzadro, proveniente da Santa Croce del Sannio. Angelo rappresenta dunque la terza generazione, ma il piccolo Sebastian, suo figlio, è già lì col papà e col nonno pronto a proseguire la tradizione di famiglia.
Ad Angelo si deve il salto di qualità. L'esperienza contadina di famiglia, la passione e il rispetto per il territorio e le moderne conoscenze enologiche apportate dall'enologo dell'azienda, Fabrizio Giacomini, hanno portato ad un graduale reimpianto dei vigneti, col sistema di allevamento a cordone speronato. In vigna, tra le altre varietà, c'è naturalmente la Tintilia, vitigno autoctono locale, vero fiore all'occhiello della produzione molisana, recentemente riportato in produzione da varie altre aziende locali, ma che Angelo ha saputo produrre ai massimi livelli, come dimostrano i riconoscimenti ottenuti da più parti, non ultimo quello ottenuto da Paolo Massobrio, che nel suo Golosario 2007 ha inserito la Tintilia 2004 tra i suoi top hundred.
E poi c'è l'uva Montepulciano, di cui il Ricupo è squisito rappresentante (l'annata 2003 è stata selezionata per il Merano International Wine Festival 2004; e il 2004 è stato insignito dei 4 grappoli dalla guida Duemilavini), così come il Console Vibio che ne è la versione Riserva. Non mancano i vitigni a bacca bianca, prevalentemente Trebbiano, com'è tipico di queste parti, ma attenzione, perché nella spinta innovativa volta alla qualità intrapresa dall'azienda sono entrati da poco in produzione i classici vitigni internazionali.
Cantine D'Uva
C.da Ricupo,13
86035 Larino CB
Tel: +39 0874 822320
Fax: +39 0874 833377
www.cantineduva.com
info@cantineduva.com
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Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La locuzione latina Nomen omen, o al plurale nomina sunt omina tradotta letteralmente, significa "il nome è un presagio".
Nel nome starebbe dunque racchiuso l'essere della persona (bisogna ricordare che presso i latini il prenome dato alla nascita non aveva significato sociale, il nome e il cognome venivano invece ereditati dal padre, ma il cognome e l'agnome potevano essere dati dalla gente).
Presso i popoli antichi si riteneva che il nome non fosse un puro suono, ma quasi l'anima della persona che lo portava, a maggior ragione quando si trattava di un Dio: presso il popolo ebreo, infatti, era vietato anche solo pronunciare il nome di Javhé.
La locuzione è anche nota nella forma nomina sunt consequentia rerum (Giustiniano, Institutiones, libro II, 7, 3), ma in questo caso ci si riferisce ai nomi delle cose del mondo.
fonte © http://it.wikipedia.org
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Tintilia: chi era costei?
La Tintilia è il vitigno autoctono Molisano ed è da considerarsi quello più intimamente collegato alla storia a alla tradizione della civiltà contadina del Molise, un'antica cultivar appartiene al gruppo ampelografico delle tintorie, varietà a bacca rossa con succo e buccia molto colorati.
Per le sue notevoli doti di adattamento in territorio molisano, alla fine dell'800 era senza dubbio la varietà maggiormente coltivata in tutta la regione.
Nel dopoguerra, proprio nelle zone di antica coltura della Tintilia, si è assistito ad un progressivo abbandono delle vigne ed alla sua estirpazione, tanto che lo schedario vinicolo compilato nel 1998, riportava che la presenza del vitigno era di circa il 2% nella provincia di Campobasso e di circa il 5% nella provincia di Isernia.
Se in passato l'uva veniva raccolta e vinificata soprattutto in purezza per ottenere un vino molto robusto, oggi, grazie anche al riconoscimento nel 1998 della DOC Molise, si spera di riportare la produzione di Tintilia a livelli più significativi e soprattutto di recuperare appieno la cultura e la tradizione di questo vitigno autoctono molisano di grande valore.
La caratteristica principale dell'uva risiede nella sua notevole carica di sostanze coloranti e tanniche che vengono trasmesse integralmente al vino il quale da giovane assume riflessi rosso violacei.
fonte © http://italian-flavor.com
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Un po' di enografia
Per tanto tempo questa regione è stata considerata un tutt'uno con l'Abruzzo, anche se le caratteristiche della produzione sono molto diverse. Qui si produce di meno e nonostante ci si trovi al centro della penisola esistono condizioni climatiche e temperature più vicine a quelle del Trentino che della Puglia.
La doc Molise non racchiude tutta la regione ma solo le due aree che dànno vino, quindi la zona
di Campobasso fino al mare e l'area di Isernia. In effetti queste due aree coincidono con le DOC
preesistenti, la Pentro d'Isernia o Pentro all'interno e la Biferno verso il mare.
I vitigni principali sono sempre quelli riconducibili alle altre regioni del Centro Italia, cioè Montepulciano, Trebbiano, Sangiovese.
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Suggerimenti per una gita in Molise
Come arrivare:
Da Roma, percorrere la A1 e uscire al casello S.Vittore; proseguire per Venafro, Campobasso, Larino.
Da Napoli, percorrere la A1 e uscire al casello Caianello; proseguire per Benevento, Campobasso, Larino.
Arrivando dalla A14, uscire al casello di Termoli e seguire le indicazioni per Larino, strada statale 87. |
Dove alloggiare:
B&B "I Dolci Grappoli"
Larino (CB) C.da Ricupo, 13
Tel: 0874.822.320
Fax: 0874.822.492
www.idolcigrappoli.it
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Dove pranzare:
| Ristorante RIBO
di Rita & Bobo
Contrada Malecoste,7
86034 Guglionesi (CB)
tel. 0875.680655
www.geocities.com///bobo_ribo
bobo_ribo@yahoo.it |
Il nome del locale ricorda il celebre cavallo, ma in realtà è l'acronimo di RIta e BObo.
Il menu a base di pesce è ottimo. Notevole il raviolone con sugo di pescatrice e mascarpone, gli antipasti ed i dolci, assolutamente squisita la ricciola alla pizzaiola.
Conto non troppo salato per l'offerta e la qualità.
Segnalato da Massimo Sala
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La Gastronomia molisana
La Pampanella
fonte © www.ilmaiale.it
Ingredienti:
Un filetto di maiale con le costatelle, "pepone" in abbondanza, "diavolillo" a piacere, aceto di vino bianco q.b., 2 o 3 spicchi di aglio, sale q.b.
Preparazione
Tagliate la carne, lasciando le costatelle attaccate alla polpa, quindi preparate un intingolo impastando pepone (peperone rosso dolce fatto essiccare al sole, infornato e macinato finemente) spicchi di aglio tritati o schiacciati ed un buon pizzico di "diavolillo" e l'aceto.
Passate i pezzi di carne, ad uno ad uno, in questo impasto, facendo in modo che ne siano interamente ricoperti ed infornateli per più di un'ora, dopo averli sistemati in un ruoto.
A metà cottura, salate moderatamente la carne, spruzzatela di aceto, copritela con un foglio di carta argentata - una volta si usava quella paglia, cioè quella gialla - e terminate la cottura.
La "pampanella" è ottima sia calda che fredda.
NOTE:
Oggi è diventato frequente, ad opera di chi prepara la "pampanella" per venderla, l'uso di far lessare la carne prima di infornarla, onde evitare che il grasso possa sciogliersi troppo al calore del forno e le porzioni "sfreddare" oltre il conveniente. Il nostro consiglio è, naturalmente, quello di condire la "pampanella" con la pazienza di un'accurata manipolazione e con il rispetto dell'originaria preparazione nella quale non va dimenticato il contorno dei "fegatazzi", sottili pezzi di salsiccia di fegato che per i robusti Sammartinesi hanno ancora oggi il nome e la funzione di "passatiempe", cioè compagni di gusto e di bicchiere.
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