il Latte
Dal punto di vista legislativo
viene definito latte alimentare il prodotto che si ottiene dalla
mungitura regolare e completa della mammella di animali in buono
stato di salute e alimentare.
Può essere di vacca, di pecora,
di capra, di asina, ecc., ma se non viene specificata la provenienza,
è da sottintendersi latte vaccino.
Inoltre può essere:
intero |
se contiene più del 3,2% di grassi |
parzialmente scremato |
se i grassi sono compresi tra 1,5% e 1,8% |
scremato |
se contiene meno dello 0,5% di grassi |
E' importante che il latte destinato
alla caseificazione abbia un alto residuo secco e non contenga residui
di antibiotici o disinfettanti, la cui presenza, anche limitata,
blocca il processo di riproduzione dei batteri lattici.
La sua composizione
Il latte è costituito da proteine,
zuccheri, grassi, enzimi, vitamine, sali minerali.
Tuttavia è da sottolineare che ci sono diversi fattori che influiscono
sulla percentuale dei componenti e sulla qualità del latte stesso,
come ad esempio la specie e la razza dalle quali proviene, le condizioni
di stabulazione degli animali, il tipo di foraggio di cui si nutrono
e il microclima nel quale vivono.
Proteine Sono
rappresentate dalle sieroproteine e dalla caseina
La caseina, che rappresenta l'80% delle proteine, ha una struttura
più complessa e pesante che, non essendo solubile, forma degli agglomerati,
detti "micelle", dall'aspetto spugnoso, capaci di trattenere molto
liquido. Può essere destabilizzata, attraverso la coagulazione acida-fermentativa,
se avviene attraverso i batteri che producono l'acido lattico, o
enzimatica, se avviene per opera degli enzimi presenti nel caglio.
Le sieroproteine sono presenti in numero decisamente inferiore;
coagulano solo attraverso trattamenti di riscaldamento e acidificazione,
per cui rimangono sciolte nel siero di spurgo dopo il processo di
caseificazione e vengono utilizzate per la produzione della ricotta.
Zuccheri Lo
zucchero presente nel latte è il lattosio che gli conferisce quel
caratteristico sapore dolciastro. In fase di lavorazione casearia,
subisce una trasformazione in acido lattico.
Grassi Non
sono completamente solubili, per cui hanno la tendenza ad agglomerarsi
ed affiorare, formando la cosiddetta panna o crema di latte.
Enzimi Sono
sostanze organiche, acceleratori delle reazioni chimiche.
Vitamine Nel
latte sono presenti le vitamine del gruppo B e le vitamine A, E
e D.
Sali minerali
Nel latte sono contenuti principalmente:
calcio, fosforo e potassio.
I derivati del latte
Attraverso
alcuni procedimenti lavorativi, il latte può fornire diversi prodotti
alimentari, ognuno dei quali, anche se in misura variabile, mantiene
le caratteristiche della materia prima; sono cioè prodotti ad alto
contenuto proteico ed elevata percentuale di grasso. Quindi a secondo
della lavorazione, possono essere suddivisi in quattro grandi ordini:
1. Latte liquido e a ridotto contenuto di acqua:
- latte crudo, Uht, pastorizzato, concentrato, in polvere, budini,
dessert, ecc.
2. Latte fermentato :
- panna acida, yogurt, latticello fermentato ecc.
3. Panna e derivati ottenuti per centrifugazione:
- panna fresca, burro, ecc.
4. Latte, panna, siero o latticello coagulati :
il
Burro
Il
burro è il prodotto ottenuto esclusivamente dalla crema di latte
vaccino a seguito della zangolatura e deve contenere non meno dell'80%
di grasso.
Esistono anche tipologie di
burro leggero con un ridotto contenuto di grasso (60%), oppure a
basso contenuto di grasso (40%).
La base dunque di partenza nella
produzione di burro è la crema di latte che può essere ricavata
per:
- centrifugazione, sistema meccanico e veloce
- affioramento, procedimento più lungo che consiste nel
far riposare il latte per circa 10 ore per permettere alla crema
(parte grassa) di affiorare spontaneamente.
Nel
prodotto finito, le differenze riguardano l'aromaticità la conservabilità;
infatti il burro ottenuto attraverso il naturale affioramento, risulta
più fragrante ma meno conservabile rispetto a quello proveniente
dalla centrifugazione.
Dopo
aver ricavato la crema di latte, si procede alla zangolatura.
Questa è un'operazione eseguita meccanicamente, con la quale si
"sbatte" la crema per permettere ai globuli di grasso di rompersi;
il grasso non cristallizzato, uscendo salda i globuli rimasti integri.
Si ottiene, in questo modo, un composto unico di grasso contenente
delle micro goccioline di latticello che vengono eliminate nelle
successive fasi di lavorazione: cioè il lavaggio e l'impastamento.
Le ultime fasi riguardano la
modellatura dei "panini" di burro e il confezionamento
che deve avvenire in carta di alluminio, in quanto ripara il prodotto
dalla luce, fattore che può scatenare l'irrancidimento.
lo Yogurt
Sulla
definizione di yogurt, la legge recita:
lo yogurt è il prodotto ottenuto
dalla fermentazione del latte con streptococcus thermophilus e
lactobacillus bulgaricus e deve contenere fermenti vivi in numero
elevato fino alla scadenza.
Rappresenta un alimento di alto
valore nutrizionale sia per principi nutritivi provenienti dal prodotto
di base, ma anche dai prodotti che derivano dalla fermentazione
lattica.
La produzione dello yogurt può
essere riepilogata nelle seguenti fasi:
- preparazione del latte,può essere intero, parzialmente
o totalmente scremato
- omogeneizzazione
- pastorizzazione, che consiste nel portare il prodotto
ad una temperatura tra 60° e 65° per circa 30 minuti
- raffreddamento
- introduzione dei fermenti, streptococcus e lactobacillus
- fermentazione
- raffreddamento e rottura del coagulo
- confezionamento e stoccaggio
Questo
tipo di produzione, che rappresenta la più utilizzata in Italia,
si chiama produzione a coagulo omogeneo;
ma esiste anche un altro tipo, la produzione a coagulo
intero. In quest'ultimo caso la fermentazione avviene
direttamente nella confezione di vendita e lo yogurt assume un aspetto
compatto, mentre con la produzione a coagulo omogeneo, si presenta
con una consistenza cremosa.
il Formaggio
Il
formaggio o cacio è il prodotto ottenuto dal latte intero, parzialmente
o interamente scremato, attraverso coagulazione acida o enzimatica
di grassi e proteine. E' quindi la separazione e la lavorazione
di alcuni componenti del latte.
Come per il latte, la semplice
definizione "formaggio" indica la provenienza da latte vaccino,
mentre se derivante da quello di capra, bufalo, ecc., deve avere
la menzione specifica.
Storia
Per
quanto riguarda la storia del formaggio, non è possibile dare delle
informazioni particolareggiate, in quanto l'attività alimentare,
nel passato, non sempre è stata considerata degna di nota, ed in
secondo luogo, essendo un alimento completamente degradabile, tranne
in particolari casi, non si è potuto trovare nessun reperto al riguardo.
Grazie a ritrovamenti di utensili di terracotta come i colini, è
possibile affermare che la lavorazione del latte per la produzione
del formaggio risale circa al 6.000 a.C.. Tuttavia, per avere delle
informazioni più certe, occorre partire dal periodo delle grandi
civiltà.
Prove sulla conoscenza da parte
dei Sumeri della lavorazione del latte per la produzione
di formaggio, se ne hanno attraverso il ritrovamento di un fregio
risalente al 3.000 a.C., conservato al museo di Baghdad. Alla stessa
epoca risale il ritrovamento nella tomba di Horus-Aha, faraone della
Prima dinastia, di una sostanza che è stata identificata come formaggio.
Diverse sono poi le citazioni
nella Bibbia (nella Genesi), che riguardano latte
fermentato. Anche in Grecia Omero descrisse la lavorazione
del formaggio nell'Odissea, Aristotele scrisse circa i coagulanti
vegetali e il caglio, Archestrato raccolse ricette nelle
quali il formaggio era l'alimento principale.
I Romani, che chiamavano
cacium il formaggio fresco, e formaticum
quello stagionato, facevano largo consumo di formaggio: preparavano,
ad esempio lo ius candidum, una sorta di salsa composta da
formaggio fresco, miele, uova e acqua, che serviva a farcire sfoglie
di pasta.
Nel Medioevo nacque un
formaggio molto simile al Roquefort; nel 1098, in Francia,
venne fondata la comunità dei Cistercensi che, oltre
ad occuparsi dell'agricoltura, si interessò alla produzione dei
formaggi. E' sempre nel Medioevo che nascono formaggi come il Gorgonzola,
il Brie, il Taleggio, il Parmigiano, il Gruyère, l'Emmental e il
Chester.
Nel 1700, con lo sviluppo scientifico,
anche il settore caseario beneficia dei progressi tecnologici, e
nel 1720, viene aperta in Germania la prima scuola casearia.
Oggi il formaggio, che negli
anni addietro aveva perso un po' della sua importanza come alimento
all'interno di un pasto, e veniva invece relegato a spuntino, sta
riacquistando il suo posto d'onore, e sempre più viene ricercato
il prodotto selezionato e proveniente da antiche lavorazioni.
Lavorazione
Schema generale della produzione del formaggio
Preparazione
del Latte
Eventuale
scrematura e pastorizzazione per garantire condizioni igienico-sanitarie
|
Aggiunta
di Starters o Innesti
Microrganismi
che hanno lo scopo di differenziare il processo caseario |
Riscaldamento
|
Aggiunta
del Caglio
Il
più utilizzato è quello tratto dall' abomaso, quarta parte
dello stomaco del bovino adulto. Ma si può trovare anche
in alcuni vegetali come come il cardo selvatico, la zucca,
il gallio o erba da caglio, il lattice di fichi. |
Formazione
della Cagliata
|
Rottura
della Cagliata
La
Cagliata viene rotta in pezzi le cui dimensioni variano
a seconda della tipologia del formaggio che si deve ottenere.
Più i pezzi sono piccoli, più c'è una eliminazione del siero
dalla cagliata; pertanto per ottenere un formaggio a pasta
molle occorre avere parti grandi di cagliata, al contrario
per i formaggi a pasta dura, bisogna rompere la cagliata
in pezzi piccoli come chicchi di riso. |
Estrazione
della Cagliata
|
Riposo
in Forma
Per
i formaggi a pasta normale
Filatura
con acqua a 80-90° *
Per
i formaggi a pasta filata |
Salatura
Pressatura
Stagionatura
|
Confezionamento
|
*I formaggi detti a pasta
filata (mozzarella, provolone, caciocavallo) si ottengono con
un riscaldamento violento e un altrettanto violento raffreddamento
della cagliata, uniti poi da una particolare lavorazione manuale
del caglio.
Classificazioni
Moltissime sono le varietà di formaggi che vengono prodotte oggi, di conseguenza diverse sono le classificazioni.
In Base al Contenuto di Grasso |
Formaggi Magri |
Contengono fino al 20% di grassi |
Ricotta, Quark magro |
Formaggi Semi Grassi |
Contengono dal 21 al 42% di grassi |
Fontina |
Formaggi Grassi |
Contengono oltre il 42% di grassi |
Gorgonzola |
In Base alla Cottura a cui è sottoposto
il Latte durante la lavorazione |
Formaggi a pasta Cruda |
Se la temperatura non supera i 30° |
Gorgonzola |
Formaggi a pasta Semi Cotta |
Se la temperatura è compresa tre i 30 e 55° |
Montasio, Fontina |
Formaggi a pasta Cotta |
Se la temperatura supera i 55° |
Grana Padano, Parmigiano Reggiano |
In Base al Contenuto di Umidità |
Formaggi a pasta Dura |
Contengono non più del 40% di acqua |
Grana Padano Pecorino Romano |
Formaggi a pasta Semi Dura |
Contengono tra il 40 e il 45% di acqua |
Fontina, Castelmagno |
Formaggi a pasta Molle |
Contengono oltre il 45% di acqua |
Gorgonzola, Taleggio |
In Base alla Stagionatura |
A Maturazione Lenta |
Se superiore ai 6 mesi |
Grana Padano, Pecorino Romano |
A Maturazione Media |
Se compresa tra 1 e 6 mesi |
Fontina, Montasio |
A Maturazione Rapida |
Se inferiore ad un mese |
Crescenza, Mozzarella |
Gli erborinati Sono
quei formaggi che si caratterizzano per la presenza di venature
verdi-blu dovute allo sviluppo di micelio fungino nella pasta (Gorgonzola,
Stilton, Castelmagno, Bleu de Bresse, Blu del Moncenisio).
Le spore delle muffe (Penicillium
roqueforti) vengono aggiunte in fase di lavorazione, durante
la formazione della cagliata.
Conservazione e Taglio E'
buona regola controllare sempre le indicazioni e la data di scadenza
riportate, quando presenti, sulle etichette delle confezioni. Il
linea generale comunque tutti i formaggi freschi devono essere conservati
a bassa temperatura nelle loro confezioni e consumati
entro un lasso di tempo che varia a seconda della tipologia del
formaggio: quelli freschi entro una settimana, mentre quelli più
stagionati entro 15 giorni.
Per i formaggi duri, il periodo
di conservazione può prolungarsi ulteriormente, ma importante è
la loro conservazione, che richiede una temperatura di circa 10-15°.
Generalmente il luogo utilizzato per la conservazione è il frigorifero
che presena una temperatura e un'umidità più basse che tendono ad
asciugare i formaggi, pertanto, per un più corretto mantenimento,
sarà meglio riporre il prodotto nella parte meno fredda del frigorifero,
e ricoprirlo con una pellicola di plastica, oppure con un panno
umido.
La congelazione
rappresenta un altro metodo di conservazione che però non risulta
valido per alcune tipologie quali gli erborinati e i formaggi a
crosta fiorita. E' da tenere presente, tuttavia, che la congelazione
rappresenta una esigenza particolare che tende a sminuire la freschezza,
l'aromaticità, dei formaggi, pertanto è una pratica, se possibile,
da evitare.
Per poter apprezzare appieno
la bontà del formaggio, è importante che questo sia servito a temperatura
ambiente (18°), è opportuno quindi toglierlo due ore prima
dal frigorifero prima di servirlo a tavola.
Particolare importanza riveste
anche il taglio che varia secondo il tipo di formaggio:
-
I formaggi freschi con consistenza
molto morbida o liquida, vengono prelevati con un cucchiaio.
-
I formaggi a pasta molle hanno
bisogno di coltelli a lama larga per non far aderire la pasta
al dorso e vengono tagliati a fette.
-
I formaggi di media consistenza,
si devono tagliare con coltelli a lama rettangolare con costa
ristretta, per evitare l'attrito.
-
I formaggi a pasta dura necessitano
di un coltello piccolo con lama a goccia; importante infatti
è non tagliare a fette il formaggio, ma sfaldarlo in modo da
rispettare le linee naturali di frattura.
Alcune tipologie particolari di formaggio
Il
Mascarpone E'
un prodotto che si ottiene attraverso la coagulazione acida. Infatti
la fase produttiva consiste nel portare la crema di latte vaccino
(solo in Campania a volte viene utilizzata quella di bufala) ad
una temperatura di circa 90°C aggiungendo acido citrico. Successivamente
viene eliminato il siero, ottenendo così il mascarpone pronto per
essere consumato.
E' un formaggio molto grasso, poiché contiene più del 53% di grasso
della sostanza secca.
La Ricotta E'
un formaggio che si ricava dalla coagulazione acido-termica del
siero vaccino o/e ovino, a volte anche con quello di bufala. Questo
viene portato ad una temperatura di 80-90°C e trattato con acido
citrico, acetico o lattico. Una volta allontanato il siero si ottiene
la ricotta pronta per il consumo.
La base per la sua produzione, è il siero di spurgo dopo la caseificazione
del formaggio, pertanto la ricotta può definirsi formaggio magro
vantando una percentuale di grasso sul secco inferiore al 25%.
I Formaggi Fusi Sono
rappresentati da quei prodotti ottenuti utilizzando come materia
prima formaggi, e altri ingredienti a base di latte, trattati ad
alte temperature (90°C) che ne permettono la fusione, talvolta facilitata
anche dall'impiego di sali di fusione.
Questa tipologia di formaggio nacque all'inizio del 1900 in Svizzera
per ovviare alla mancanza di conservabilità dell'Emmental destinato
al mercato americano. Si può affermare che la Fonduta è un precursore
del formaggio fuso.
I formaggi fusi presentano una pasta cremosa e omogenea, si sciolgono
con facilità e rimangono invariati per lungo tempo. Generalmente
vengono commercializzati in piccole confezioni, a fette o a spicchi,
oppure in blocchi utilizzati per la preparazione di pizze e toast.
Il loro gusto dipende molto dalla materia prima utilizzata, ma,
a seguito dei drastici trattamenti termici ai quali sono sottoposti,
perdono molta aromaticità e parte dei valori nutrizionali.
Il formaggio e l'abbinamento con il vino
Come
abbiamo potuto vedere sono tante le tipologie di formaggi che possiamo
trovare sul mercato, e parlando di abbinamento con il vino abbiamo
la possibilità di spaziare dai bianchi più leggeri
ai rossi più importanti, fino a quelli dolci da meditazione.
Filo conduttore
come per qualsiasi abbinamento è l’armonia
sensoriale tra cibo e vino, sarà quindi necessario prendere
in considerazione le caratteristiche organolettiche di ogni formaggio
per poter accostare il giusto nettare.
Gli elementi
distintivi più pronunciati sono la tendenza dolce,
la grassezza e l’aromaticità; queste
poi variano a secondo del sistema di lavorazione, della stagionatura
e della materia prima, cioè se provenienti da latte vaccino,
ovino o caprino.
Facendo la
dovuta premessa che il gusto soggettivo prescinde da qualsivoglia
"regola" di abbinamento, possiamo affermare che:
- i formaggi a pasta fresca, in genere non particolarmente
decisi nel sapore, con poca persistenza ed una spiccata tendenza
dolce, prediligono vini bianchi o rosati secchi, leggeri e con
una buona freschezza, una leggera sapidità e non guasta un pò
di effervescenza. Pensando ad una Mozzarella ci
viene in mente un Asprinio di Aversa, se è di Bufala,
o perchè no uno Champagne, ma anche un Greco di Tufo o una Falanghina
Sant'Agata dei Goti. Una Toma vaccina si gusterà
ottimamente con un Dolcetto d'Asti, mentre con una Toma
di pecora o di capra sarà meglio un Dolcetto
d'Alba o un Grignolino d'Asti; infine una Crescenza
può essere accompagnata da un Lugana o un Albana di Romagna.
- per i formaggi a pasta semi-dura non stagionati o di media
stagionatura vanno bene bianchi o rossi freschi e vivaci,
di medio corpo.
Generalmente sono formaggi che presentano una notevole tendenza
dolce e molto spesso una grassezza evidente che necessita di acidità
e anche un pò di effervescenza, quindi un buon abbinamento è una
Barbera, con un Bra o un Raschera;
con una Fontina Valdostana berremo un Blanc de Morgex
et de la Salle, mentre con un Bardolino Superiore gusteremo un
Asiago Pressato; con una scamorza
sarà perfetto un Lambrusco di Sorbara, e un Trebbiano d'Abruzzo
o un Montepulciano d'Abruzzo accompagneranno bene una caciotta
di pecora.
- ai formaggi a pasta dura e stagionati che presentano
una notevole persistenza gustativa, sarà meglio accostare vini
rossi asciutti ed eleganti, altrettanto intensi e persistenti,
ma che presentano anche dei tannini molto morbidi, già svolti,
altrimenti viene esaltata la sensazione amara e piccante del formaggio.
Potremmo abbinare quindi un Aglianico del Taburno ad un Provolone,
un Cerasuolo di Vittoria ad un Pecorino Siciliano,
un Torgiano Rosso Riserva o un Velletri Rosso Riserva ad un Pecorino
Romano e un Barbaresco ad un Grana Padano
ben stagionato
- i formaggi piccanti si sposano bene con vini da meditazione.
Nei formaggi lungamente stagionati, e soprattutto nella categoria
dei formaggi erborinati, i fenomeni di lisi a carico delle proteine,
grassi e glucini evidenziano sensazioni piccanti, questo porta
ad un’attenuazione della tendenza dolce ed una esaltazione della
speziatura. Per compensare questa carenza ecco che sarà
necessaria una pronunciata morbidezza, che solo i vini dolci presentano.
Da qui nasce un ottimo connubio tra un Gorgonzola "naturale"
ed un Marsala Vergine o un Sauternes, tra lo Stilton
ed un Porto Vintage o uno Sherry fino, tra un Roquefort
ed un Muffato.
Nell’accostamento
si devono sempre tenere presenti gli aromi di entrambi, così che
a un formaggio ricco di profumo si accosti un vino intenso e persistente.
Al patrimonio aromatico molto articolato e complesso dei formaggi,
soprattutto se stagionati o provenienti da latte di pascolo, deve
corrispondere nel vino un equivalente patrocinio di aromi altrettanto
intensi.
Con i formaggi avvinati,
cioè con l’aggiunta di vino o stagionati in vinacce, si prediligono
gli stessi vini usati nella lavorazione.
Se
aromatizziamo un formaggio stagionato, ad esempio delle scaglie
di Grana con un olio al tartufo, ecco che ci può venire in aiuto
un Sauvignon Blanc, meglio se del Collio o dei Colli Orientali del
Friuli, perchè più alcolici.
Più complicato
è l’abbinamento, quando il formaggio viene servito durante un pranzo
o una cena. Occorre tener conto delle portate precedenti e soprattutto
dei vini precedenti. Possono quindi nascere dei problemi legati
alle regole
che in genere si seguono durante un pasto completo, come la gradazione
alcolica che deve sempre essere crescente, il vino rosso che segue
quello bianco e mai il contrario, il vino dolce che deve essere
servito alla fine di un pasto.
E’ qui che
entra in gioco la fantasia, e come in un puzzle, bisogna essere
bravi nel trovare il giusto incastro, a meno che non vogliamo concederci
qualche licenza poetica!
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